
Dal Corriere della sera del 20 luglio 2009
L’intervista Il costituzionalista Augusto Barbera: «Franceschini le difenderà. Bersani, invece, se vince vorrà ridimensionarle»
«Primarie per contenere il potere dei quadri»
ROMA — Partito liquido. Partito solido. Definizioni sbagliate, imprecise. Parola di Augusto Barbera, docente di Diritto costituzionale a Bologna, parlamentare del Pci e del Pds fra il 1976 e il 1994, membro autorevole del Partito democratico.
Allora, come chiamare i modelli diversi di Franceschini- Veltroni-Fassino da una parte e di Bersani-D’Alema dall’altra?
«Direi partito degli elettori e degli iscritti e partito prevalentemente degli iscritti».
Vediamo i due modelli.
«Franceschini è nella scia che dall’Ulivo è arrivata fino al Pd, dentro un sistema elettorale bipolare che permette agli elettori di decidere direttamente la coalizione che governerà. E prevede un uso largo delle primarie: gli elettori scelgono i candidati alle cariche istituzionali, ma anche quella del segretario del partito, fatto quest’ultimo unico al mondo».
Bersani, invece?
«Bersani, e soprattutto D’Alema, ritengono che vada evitata la pronuncia diretta degli elettori e puntano su un sistema in cui i partiti scelgano la coalizione di governo in Parlamento: il famoso sistema proporzionale alla tedesca, nel quale diventa determinante una forza di centro come l’Udc. In questo ambito, le primarie sarebbero da contenere e maggior potere andrebbe agli iscritti e ai quadri di partito».
Il nuovo e il vecchio?
«No, sarebbe banale ridurre tutto a questo. Bersani e D’Alema pensano che in Italia il centrosinistra sia sempre destinato alla sconfitta in una partita secca contro la destra, che quindi si possa andare al governo solo grazie a un sistema 'tripolare', con un partito di centro che scelga con chi andare. In realtà oggi questa idea, come dire, 'sconfittista' non vale più: ci sono masse di elettori che si spostano da destra a sinistra e viceversa, sulla base dei programmi».
Sul sistema bipolare e sulle primarie le decisioni sono prese.
«Sì ma Franceschini se vince si batterà per la conferma dell’attuale situazione, Bersani la metterà in discussione».
Il segretario del Pd deve essere il candidato premier? C’è divisione anche su questo?
«Per Franceschini e il suo partito a vocazione maggioritaria, il segretario è anche premier in pectore. Per Bersani questo non è necessario. Il nome del premier lo deciderà la coalizione frutto della trattativa parlamentare».
Dice D’Alema: «Gli iscritti dovranno avere pure dei diritti, altrimenti perché dovrebbero aderire?».
«Le regole del Pd assegnano agli iscritti il compito di decidere col voto chi sono i candidati che andranno alle primarie, nelle quali poi si esprimeranno gli elettori. Una distribuzione dei compiti. Dopo i successi di partecipazione delle primarie ho sempre visto gli attivisti di partito felici: sapevano che gli elettori erano andati a votare anche grazie alla loro passione».
D’Alema, riprendendo Gramsci, sull’«Unità», parla di partito-fondamenta, suo ideale, e partito-palafitta, l’attuale Pd.
«Io credo che i partiti tradizionali siano andati in crisi perché non tenevano conto di una esigenza 'moderna': quella di raccogliere il consenso di cittadini che non vogliono fare politica a tempo pieno, ma solo essere chiamati a decidere nei momenti chiave».
Questo partito «moderno » non comporta rischi?
«Certo, se gli iscritti non si mobilitano a sufficienza, il partito rischia di subire le fluttuazioni dell’opinione pubblica. Poi, ci sono i casi Grillo, ma sono incidenti facilmente superabili».
Andrea Garibaldi
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