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lunedì 17 agosto 2009

Primarie per contenere il potere dei quadri




Dal Corriere della sera del 20 luglio 2009

L’intervista Il costituzionalista Augusto Barbera: «Franceschini le difenderà. Bersani, invece, se vince vorrà ridimensionarle»

«Primarie per contenere il potere dei quadri»


ROMA — Partito liquido. Partito solido. Definizioni sba­gliate, imprecise. Parola di Au­gusto Barbera, docente di Di­ritto costituzionale a Bolo­gna, parlamentare del Pci e del Pds fra il 1976 e il 1994, membro autorevole del Parti­to democratico.

Allora, come chiamare i modelli diversi di France­schini- Veltroni-Fassino da una parte e di Bersani-D’Ale­ma dall’altra?

«Direi partito degli elettori e degli iscritti e partito preva­lentemente degli iscritti».

Vediamo i due modelli.

«Franceschini è nella scia che dall’Ulivo è arrivata fino al Pd, dentro un sistema elet­torale bipolare che permette agli elettori di decidere diret­tamente la coalizione che go­vernerà. E prevede un uso lar­go delle primarie: gli elettori scelgono i candidati alle cari­che istituzionali, ma anche quella del segretario del parti­to, fatto quest’ultimo unico al mondo».

Bersani, invece?

«Bersani, e soprattutto D’Alema, ritengono che vada evitata la pronuncia diretta degli elettori e puntano su un sistema in cui i partiti scelga­no la coalizione di governo in Parlamento: il famoso siste­ma proporzionale alla tede­sca, nel quale diventa determi­nante una forza di centro co­me l’Udc. In questo ambito, le primarie sarebbero da conte­nere e maggior potere andreb­be agli iscritti e ai quadri di partito».

Il nuovo e il vecchio?

«No, sarebbe banale ridur­re tutto a questo. Bersani e D’Alema pensano che in Italia il centrosinistra sia sempre de­stinato alla sconfitta in una partita secca contro la destra, che quindi si possa andare al governo solo grazie a un siste­ma 'tripolare', con un partito di centro che scelga con chi andare. In realtà oggi questa idea, come dire, 'sconfittista' non vale più: ci sono masse di elettori che si spostano da de­stra a sinistra e viceversa, sul­la base dei programmi».

Sul sistema bipolare e sul­le primarie le decisioni sono prese.

«Sì ma Franceschini se vin­ce si batterà per la conferma dell’attuale situazione, Bersa­ni la metterà in discussione».

Il segretario del Pd deve essere il candidato premier? C’è divisione anche su que­sto?

«Per Franceschini e il suo partito a vocazione maggiori­taria, il segretario è anche pre­mier in pectore. Per Bersani questo non è necessario. Il no­me del premier lo deciderà la coalizione frutto della trattati­va parlamentare».

Dice D’Alema: «Gli iscritti dovranno avere pure dei di­ritti, altrimenti perché do­vrebbero aderire?».

«Le regole del Pd assegna­no agli iscritti il compito di de­cidere col voto chi sono i can­didati che andranno alle pri­marie, nelle quali poi si espri­meranno gli elettori. Una di­stribuzione dei compiti. Dopo i successi di partecipazione delle primarie ho sempre vi­sto gli attivisti di partito feli­ci: sapevano che gli elettori erano andati a votare anche grazie alla loro passione».

D’Alema, riprendendo Gramsci, sull’«Unità», parla di partito-fondamenta, suo ideale, e partito-palafitta, l’attuale Pd.

«Io credo che i partiti tradi­zionali siano andati in crisi perché non tenevano conto di una esigenza 'moderna': quel­la di raccogliere il consenso di cittadini che non vogliono fare politica a tempo pieno, ma solo essere chiamati a de­cidere nei momenti chiave».

Questo partito «moder­no » non comporta rischi?

«Certo, se gli iscritti non si mobilitano a sufficienza, il partito rischia di subire le flut­tuazioni dell’opinione pubbli­ca. Poi, ci sono i casi Grillo, ma sono incidenti facilmente superabili».

Andrea Garibaldi

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